martedì 24 ottobre 2017

La solitudine fa brutti scherzi

Di giornate "no" ce ne sono nella vita di tutti; fa parte della natura umana non essere sempre al top, diciamo così. Chi potrebbe affermare il contrario? E soprattutto, chi potrebbe davvero sperare nel contrario? 
Io, in quanto essere umano, vivo le mie giornate no e provo ad accettarle come tali. 
In fondo, tutti ci siamo trovati almeno una volta a cercare conforto in frasi come "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior" (Fabrizio De André) e cose così, ma quello che oggi ho notato è che tra tutte le sensazioni che provo, la solitudine è  quella che più riesce a riportarmi giù, quando penso di essere emersa dall'abisso della negatività.Infatti, come quando ci si immerge in acqua e tutto ci appare distorto, sfocato, così, quando ormai la negatività si è insinuata in noi, tutto appare modificato secondo i suoi parametri. Possiamo cercare di mettere a fuoco lo spazio intorno ma, solo quando avremo indosso i giusti occhiali, potremo davvero discernere la realtà delle cose ed infine emergere.
Sebbene spesso mi sia ritrovata "sott'acqua", oggi non si sta rivelando una situazione facile da gestire.
I motivi di questa tristezza o chiamatela come volete, non sono ciò che conta, infatti il titolo del post non è "I motivi per cui mi sento triste ed angosciata" (Dio ce ne scampi). Il punto è che sì, la solitudine fa brutti scherzi e sì, se non si ha vicino (nel senso fisico del termine) qualcuno su cui davvero contare, il problema diventa bello grosso. Per chi? Ma per noi coraggiosi studenti fuori sede ovviamente! 
Quando lasci casa lo sai, ti ripeti che sarai solo/a, ma che te la caverai; e infatti te la cavi. 
Al contrario di come molti si aspetterebbero (anche la me di un mese fa) però, fare amicizie non è necessariamente la prima delle procedure messe in atto da chi sa di dover pur ridare una forma tangibile alla sua vita sociale. Ammiro infatti chi, con tutta la spontaneità di questo mondo, riesce a farsi avanti per primo e a sciogliere il ghiaccio. Eh già, perché io stessa, con mia sorpresa, mi sono ritrovata con tutte le scarpe in quel gruppo di persone per le quali risulta difficile fare conversazione col vicino di banco mai visto prima.

Se non con i compagni di università allora, con chi fare amicizia? E così iniziano i problemi. L'ansia di non essere abbastanza (figa, simpatica, interessante e chi più ne ha più ne metta), il timore di star sprecando tempo prezioso, la paura della solitudine stessa. Sono tutte emozioni legittime e, spesso inevitabili, a cui sembra possibile far fronte solo contando sull'ultima persona su cui si desidererebbe farlo: se stessi. Il desiderio di autonomia, di starsene per i fatti propri, di cambiare vita comportano questo:la mancanza di punti fermi. 
Altro che punti fermi, qui tutto ruota e ruota intorno a me. Sono io il mio punto fermo.
Ora sono qui, che passo un altro pomeriggio in camera mia e tra qualche ora sarò ancora qui, a passare un'altra serata in camera mia, mentre da fuori sentirò giungere i rumori della vita notturna bolognese (che immagine leopardiana). Non mi rimprovero per questo, non sarebbe giusto, ma mi chiedo quanto manchi al momento in cui, presa da un problema, mi rivolgerò a quell'amica/o, con la certezza di averl* scelt* io. E soprattutto, mi chiedo quanto questo dipenda da me e solo da me. 
Grazie di cuore per l'attenzione e buon proseguimento di qualsiasi cosa stiate facendo, da soli o in compagnia.

Fefy

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